Contrastare il mal d’auto nei veicoli autonomi ed elettrici

Autore: Dario Irrera

Il concetto di “cinetosi” (in inglese motion sickness) comprende quell’insieme di sintomi (nausea, sudorazione, apatia, cefalea, ecc.) comunemente ascrivibili ad un malessere originato dalla percezione, da parte del corpo, del movimento e delle oscillazioni nel trasporto passivo. A prescindere dal mezzo di trasporto su cui si viaggia, uno dei problemi più comuni legati alla mobilità è proprio quello dell’insorgenza di sgradevoli condizioni fisiche e fisiologiche che compromettono l’esperienza degli occupanti dei veicoli.

Il tema è oggetto di studio da millenni, come testimoniano fonti classiche dalle antiche civiltà che cominciarono ad andare per mare con una certa costanza. Fu con la navigazione, infatti, che l’uomo cominciò ad associare una serie di sintomi riconoscibili al mal di mare e al trasporto passivo. Per spiegare la cinetosi, ad esempio, gli autori classici greci si rifacevano alla “teoria umorale” – concepita da Ippocrate e affinata da Empedocle – secondo cui la natura umana era caratterizzata da un equilibrio tra quattro fluidi (o umori) corporei: la bile nera, la bile gialla, la flegma e il sangue. Secondo Aristotele (il primo a spiegare la cinetosi sulla base della teoria umorale), i sintomi associati al mal di mare erano dovuti ad uno stato di squilibrio tra i quattro fluidi del corpo [1].

Oggi, la cinetosi è oggetto di indagine scientifica non solo in termini di aumento della comodità e dell’esperienza di viaggio ma anche in termini di rischi alla sicurezza stradale. È infatti dimostrato come questa forma di malessere abbia un’incidenza diretta su tali aspetti, e già da diversi anni esistono progetti di ricerca che analizzano il tema. In questo senso, è possibile citare, ad esempio, il progetto europeo “DRUID” – dal sesto programma quadro di ricerca UE – che ha, di fatto, aperto la strada agli studi dell’impatto sulla guida non solo dell’alcool e delle droghe ma anche delle medicine e delle forme di malessere più o meno strutturate.

Le cause alla base dell’insorgenza dei sintomi del mal d’auto sono fondamentalmente da ricondurre a una mancata corrispondenza tra il movimento atteso e quello effettivamente sperimentato all’interno del veicolo. Questa discordanza è spesso ricondotta alla nozione di movimento oscillatorio a bassa frequenza, ossia il tipo di moto che è causa di cinetosi nei soggetti più o meno predisposti. Mentre il mal di mare ed il mal d’aria sono causati da movimenti verticali a oscillazione lenta, il mal d’auto è invece causato da oscillazioni orizzontali, dovute ad accelerazioni, frenate e sterzate [2].

Conseguentemente, il mal d’auto può essere legato sia a fattori fisiologici (come una posizione scomoda, che accentua gli effetti dell’oscillazione del mezzo), sia con fattori cognitivi (come una manovra inaspettata che contrasta con quella che ci sia aspetta guardando la strada).

Il tema è diventato di stringente interesse, negli ultimi anni, a causa dell’introduzione sul mercato delle auto a motorizzazione elettrica e dei primi modelli a guida semi-autonoma, in vista di una prossima diffusione di modelli dotati di alti livelli di autonomia (SAE L4 e L5). Gli investimenti pubblici e privati in questo settore, peraltro, registrano un trend in costante crescita a fronte delle priorità fissate nell’agenda politica dell’Unione Europea che mirano, da un lato, a ridurre le emissioni favorendo la diffusione dei veicoli elettrici e, dall’altro, a migliorare la sicurezza su strada, attraverso l’adozione di soluzioni tecnologiche ADAS (Advanced Driver Assistance Systems) e di guida autonoma.

Il settore automobilistico (e in generale quello della motoristica e della veicolistica) è interessato infatti da una doppia rivoluzione. Gli sviluppi tecnologici e le esigenze di tutela ambientale imprimono una spinta importante verso politiche e contesti sempre più sostenibili, che sappiano sfruttare gli avanzamenti tecnologici e tengano il passo con i risultati della ricerca e dell’innovazione più aggiornati.

In questo senso, una rapida ed estesa adozione di soluzioni di trasporto a motorizzazione elettrica consentirebbe di abbattere in modo significativo l’inquinamento derivante dal traffico stradale, annoverato tra i principali fattori impattanti negativamente sull’ambiente.

Lo sviluppo tecnologico, d’altro canto, favorisce oggi l’implementazione di funzioni ADAS e di guida autonoma sempre più precise ed efficienti, molto promettenti dal punto di vista del comfort e della sicurezza stradale.

Il carattere innovativo di queste nuove tecnologie, tuttavia, cela un ostacolo intrinseco legato all’accettazione da parte degli utenti di queste inedite soluzioni di mobilità. In letteratura è dimostrato infatti come, spesso, il pubblico si approcci con un certo scetticismo a simili innovazioni, soprattutto quando queste implicano delle modifiche sostanziali ai paradigmi tradizionali di guida cui il pubblico è abituato.

La cinetosi, da questo punto di vista, comincia a porsi come tema di indagine, in quanto recenti studi documentano come l’introduzione dei veicoli elettrici (caratterizzati da dinamiche di moto differenti rispetto alle auto con motore endotermico) e a guida autonoma (su cui gli occupanti possono intrattenersi in mansioni non convenzionali senza doversi occupare costantemente della guida) accresce la probabilità e la frequenza con cui i passeggeri possono soffrire di mal d’auto e dei sintomi ad esso correlati. Questo potrebbe rivelarsi un ostacolo insidioso per una rapida diffusione delle nuove soluzioni di mobilità elettrica e autonoma. Il rischio è quello di comportare una generale disaffezione per le nuove opzioni di trasporto nel caso in cui gli occupanti cominciassero ad associare il mal d’auto a questi nuovi scenari di guida [2].

Per questi motivi, lo sviluppo di soluzioni che consentano di affrontare il problema della motion sickness, mitigando il rischio di insorgenza di malessere a bordo del veicolo elettrico e a guida autonoma e semi-autonoma, è un tema di importanza strategica per il contesto automobilistico.

Immagine generata tramite AI

I produttori delle nuove soluzioni tecnologiche legate ai veicoli elettrici ed autonomi sembrano aver sottostimato l’importanza di questo fattore nel design e nello sviluppo dei veicoli [3] e solo di recente gli studiosi hanno cominciato ad analizzare la correlazione tra questi nuovi scenari di mobilità e la motion sickness, per elaborare efficaci soluzioni preventive e strategie di mitigazione.

La mancanza di comfort impatta negativamente sugli occupanti e il rischio di cinetosi in queste nuove forme di mobilità è più alto, date le caratteristiche inedite che la guida autonoma offre in termini di esperienza di viaggio.

Posto che l’abitudine ad un certo tipo di sollecitazione motoria rappresenta uno dei principali fattori mitigatori della cinetosi [4], le inedite modalità di trasporto – con profili di dinamica diversi da quelli che caratterizzano i veicoli tradizionali – causeranno un incremento del mal d’auto, quantomeno nelle fasi iniziali di diffusione di queste nuove soluzioni. Anche l’abitacolo del veicolo autonomo è destinato a subire profonde modifiche alla sua configurazione tradizionale. I passeggeri del veicolo autonomo, infatti, potranno impegnarsi in task diversi dalla guida [5] che spingono il settore automotive a immaginare nuovi sistemi di infotainment, sedili ruotabili ecc.

La ricerca e l’innovazione possono avere un ruolo importante per risolvere simili problematiche. Tra le tecnologie impiegabili a tal fine, si potrebbero citare, ad esempio, soluzioni capaci di rilevare le condizioni psico-fisiche degli occupanti – tramite sistemi di monitoraggio degli occupanti (c.d. Occupancy Monitoring System – OMS) – e di predire l’insorgenza del malessere per elaborare strategie di mitigazione attraverso l’Intelligenza Artificiale. Tali strategie, ancora, potrebbero attuarsi mediante interfacce uomo-macchina (Human-Machine Interfaces – HMIs) avanzate, in grado di intervenire per limitare il rischio di cinetosi sulla guida e sull’esperienza di viaggio ed eventualmente alleviarne gli effetti, attraverso input di tipo fisico e cognitivo (veicolando informazioni specifiche e attuando strategie di nudging) [6].

In un mercato della mobilità e della motoristica chiamato a rispondere rapidamente alle sfide poste dall’agenda politica nazionale e da quella europea, simili innovazioni possono rappresentare un volano importante per la realizzazione degli obiettivi imposti dalla “transizione gemella” (twin transition) sostenibili e digitale, favorendo la rapida diffusione dei veicoli a motorizzazione elettrica e dotati di funzioni di guida assistita e di guida autonoma. Per ottenere risultati efficaci e credibili, tuttavia, è necessario cominciare si da ora a investire in questo senso, sfruttando le opportunità portate dalla progressiva penetrazione dei veicoli ad alti livelli di autonomia nel mercato dei consumatori.

Bibliografia

[1] Doreen Huppert, Judy Benson, Thomas Brandt; “A Historical View of Motion Sickness – a Plague at Sea and Land, Also with Military Impact”, 2017, Frontiers in Neurology 8:114, doi:10.3389/fneur.2017.00114.

[2] Cyriel Diels, Ying Ye, Jelte E. Bos, Setsuo Maeda; “Motion Sickness in Automated Vehicles: Principal Research Questions and the Need for Common Protocols”, 2022, SAE Int. J. of CAV 5(2):2022, doi:10.4271/12-05-02-0011.

[3] Cyriel Diels, Jelte E. Bos, Katharina Hottelart, Patrice Reilhac; “Motion Sickness in Automated Vehicles: the Elephant in the Room”, 2016, Road Vehicle Automation 3, Lecture Notes in Mobility, Springer International Publishing Switzerland G. Meyer and S. Beiker (eds.), doi:10.1007/978-3-319-40503-2_10.

[4] Alexander K.C. Leung, Kam Lun Hon; “Motion Sickness: an Overview”, 2019, Drugs in Context 8:2019-9-4, doi:10.7573/dic.2019-9-4.

[5] Rebecca Hainich, Uwe Drewitz, Klas Ihme, Jan Lauermann, Mathias Niedling, Michael Oehl; “Evaluation of a Human-Machine Interface for Motion Sickness Mitigation Utilizing Anticipatory Ambient Light Cues in a Realistic Automated Driving Setting”, 2021, Information 2021, 12(4), 176, https://doi.org/10.3390/info12040176.

[6] Richard H.Thaler, Cass R. Sunstein; “Nudge. La spinta gentile”, 2014, Feltrinelli, Milano.

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